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Michele Tino Quartet

La decisione di dare vita ad un mio progetto originale arriva, all’inizio del 2018, come naturale conseguenza delle molte esperienze da sideman maturate negli anni precedenti.
Da poco tornato da Amsterdam, dopo aver concluso gli studi accademici, nel 2016 mi sono stabilito a Firenze e ho iniziato ben presto a collaborare con numerosi musicisti, tra i più in vista della mia generazione.

Questo mi ha permesso non solo di acquisire una certa confidenza con l’ambiente professionale, ma anche di sviluppare un’ idea musicale coerente, avendo sempre la fortuna di trovarmi in situazioni molto stimolanti dal punto di vista compositivo e artistico.

La pratica della composizione, che già mi aveva accompagnato e che avevo approfondito negli anni di studio in Olanda, ha iniziato così a prendere una forma concreta e ad essere finalizzata alla creazione di un repertorio per il quartetto.
La scelta dei musicisti, tutti di ambiente toscano, nasce dal desiderio di lavorare con delle persone che conosco bene, di cui ci mi fido ciecamente.

Simone Graziano al piano, Fender Rhodes e Synths, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria, sono prima di tutto amici che conosco da una vita, con cui ho trascorso ore, giorni ad ascoltare e a discutere di musica e con cui ho già collaborato in numerosissimi altri progetti.

Questo ha aiutato il gruppo a partire da un notevole livello di confidenza, intesa, condivisione di un territorio comune, rendendo semplice ed immediata la comprensione e l’interpretazione dei brani che ho proposto.
Inoltre ognuno di loro ha una identità musicale molto ben definita, che lo rende un colore insostituibile per il risultato finale: Simone Graziano, oltre ad avermi molto influenzato negli anni a livello artistico e compositivo, accosta al pianoforte il suono del piano elettrico e dei sintetizzatori, che diventano un marchio di fabbrica del suono di questo gruppo; Gabriele Evangelista, con la sua inesauribile inventiva ritmico melodica, con un suono ed una padronanza dello strumento da fare invidia a ogni altro bassista, sostiene la musica in ogni secondo del disco, facendo da anello di congiunzione tra i momenti più jazzistici “tradizionali” e quelli più contemporanei, donando coerenza al tutto; Bernardo Guerra invece garantisce sempre l’energia richiesta dalla musica, pur muovendosi con attenzione tra i vari contesti di dinamica; il fatto che sia il batterista con cui ho suonato di più nella mia vita inoltre emerge chiaramente all’ascolto, data l’intesa ritmica e l’interplay che negli anni si sono sviluppati tra di noi.

Queste caratteristiche sono poi ancora più importanti nell’approcciarsi ad una musica, come quella proposta, che non si pone l’obbiettivo di stupire a livello concettuale o tecnico ma piuttosto quello di evocare immagini e sensazioni, di presentare in qualche modo un ritratto dell’artista stesso.

Il primo disco del quartetto “Belle Epoque”, in uscita per Auand a giugno 2021, è stato registrato e mixato da Francesco Ponticelli, nel suo studio “Il Cicaleto” ad Arezzo.

Ponticelli ha avuto una grande importanza nel raggiungimento del risultato finale, agendo in alcuni momenti non solo da tecnico del suono ma anche da produttore vero e proprio. Così anche Stefano Bechini, che si è occupato del mastering. Nonostante questo progetto esista ormai da tre anni, ho scelto di attendere il momento giusto per registrare il disco, cercando di andare contro la tendenza ormai diffusa di registrare come punto di partenza.

Ho preferito attendere che la musica fosse stata suonata ed introiettata, in modo da poterne mettere su disco una versione già matura.
In questi anni d’altra parte abbiamo già avuto la possibilità di suonare questa musica in contesti di notevole prestigio. E’ stato di aiuto il fatto di essere stati selezionati per l’edizione 2019 di Nuova Generazione Jazz, un progetto dell’associazione I-Jazz che si poneva come obbiettivo quello di evidenziare e promuovere i gruppi più rappresentativi e rilevanti della scena jazzistica giovanile italiana. Questo ci ha dato la possibilità di esibirci in alcuni festival nazionali ed internazionali, primo tra tutti il Toronto Jazz Festival in Canada.